La fiera di Sinigaglia, Venezia Zatta, 1794

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera nella locanda.
 
 Il CONTE e LISAURA vengono uno per parte
 
 Conte
 
    Oh fortuna disgraziata!
 Tu vuoi farmi delirar.
 
 Lisaura
 
    Oh meschina sfortunata!
1255Son vicina a disperar.
 
 a due
 
    Nel mio stato sventurato
 che ho da dire e che ho da far?
 
 Lisaura
 Signore, a quel che io sento,
 voi pur vi lamentate.
 Conte
1260Non vengono l’entrate,
 ci rubano i fattori
 e a noialtri signori,
 che sostener dobbiamo
 il magnifico grado ed autorevole,
1265qualche volta ci manca il bisognevole.
 Lisaura
 Io pur che nata sono
 con qualche nobiltà...
 Conte
                                         Siete voi pure
 del nobile fregiata almo decoro?
 Ah! Che la nobiltade è un gran tesoro!
 Lisaura
1270È ver, ma all’occasione
 per mangiar poco vale.
 Conte
                                            Gl’ignoranti,
 che non san cosa sia la nobiltà,
 non vogliono di noi sentir pietà.
 Lisaura
 Anch’io dal signor conte
1275qualche aiuto sperai;
 ma non può sovvenirmi e m’ingannai.
 Conte
 Se il lustro del mio sangue
 vi può giovar, ve l’offerisco in dono.
 Un cavaliere io sono
1280grande, illustre, famoso, e se le prove
 di vostra nobiltà voi mi darete,
 forse dell’amor mio degna sarete.
 Bramo avere una sposa ad ogni patto.
 (S’è nobile davver faccio il contratto). (Da sé)
 Lisaura
1285(Si vedrebbe, s’ei fosse mio marito,
 maritarsi la fame all’appetito). (Da sé)
 Conte
 Su via, quai prove avete
 del sangue signoril che voi vantate?
 Lisaura
 Eccole qui, mirate;
1290i ricapiti miei, signor son questi.
 I fogli ch’or vi mostro (Dandogli alcuni fogli)
 son tutti autenticati
 e i miei fregi son veri e son provati.
 Conte
 Il vostro genitore
1295nobile di Frascati? (Leggendo)
 Lisaura
                                      Sì signore.
 Conte
 La vostra genitrice,
 per quel che qui si dice,
 fu dama riminese;
 ed io son pesarese.
1300La nostra nobiltà
 aver potrebbe qualche affinità?
 Lisaura
 Ne avrei maggior contento.
 Conte
 Cospetto! Cosa sento?
 L’avolo vostro, il conte Calandrino,
1305fu del mio genitor fratel cugino.
 Lisaura
 Dunque parenti siam?
 Conte
                                            Sì, siam parenti.
 Lisaura
 Si vede in verità,
 poiché abbiamo le stesse facoltà.
 Conte
 Ah! La ragion del sangue
1310moltiplica il desio
 per voi nel seno mio. Sì, mio tesoro,
 vi venero e vi adoro; ah, se volete,
 la sposa mia voi siete e il mondo avrà
 ne’ figli nostri il fior di nobiltà.
 
1315   Idolo mio diletto,
 sento scaldarmi il petto
 dal più sincero amor.
 
 Lisaura
 
    Se un’infelice amate,
 scopo di stelle ingrate,
1320vi offro la destra e il cor.
 
 Conte
 
    Sì, voi sarete mia.
 
 Lisaura
 
 Ma poi di noi che fia?
 
 Conte
 
 Deh, non mi tormentate.
 
 Lisaura
 
 Deh, all’avvenir pensate.
 
 a due
 
1325Che barbaro tormento!
 Ah, lacerar mi sento
 dal mio crudel rossor.
 
 Conte
 
    Cara.
 
 Lisaura
 
                 Mio bene.
 
 a due
 
                                      Oh dio!
 Idolo del cor mio,
1330siamo del fato in ira;
 quel che il mio cor sospira
 non lo sperare ancor. (Partono)
 
 SCENA II
 
 GIACINTA e GRIFFO e ORAZIO travestito come prima
 
 Griffo
 Non temete di niente;
 venite francamente;
1335già siete sconosciuto
 ed io sono qui pronto in vostro aiuto.
 Giacinta
 Oh caro signor Griffo,
 anch’io vel raccomando.
 Orazio
                                              Parmi sempre
 aver dietro alle spalle
1340spie, sbirri, insidiatori;
 mi accompagnan per tutto i miei timori.
 Griffo
 Per or non vi è pericolo.
 Co’ creditori vostri
 ho preso tempo e sino a questa sera
1345sul finir della fiera
 ad aspettar son pronti
 che lor siano da voi saldati i conti.
 Orazio
 Come li salderò,
 se denari e se roba or più non ho?
 Griffo
1350Lasciate fare a me; trovar io spero
 la via per cui possiate
 uscir dal labirinto;
 son per impegno ad aiutarvi accinto.
 Giacinta
 Gran testa è quella al certo!
1355Meriterebbe fra gli astuti il serto.
 Orazio
 Se Prospero volesse
 mi potrebbe giovar; ma è un avarone.
 Griffo
 Con vostra permissione,
 aspettate ch’io torno.
1360Poco vi manca a terminare il giorno.
 
    Degli amici sono amico,
 quel ch’io faccio, quel ch’io dico
 lo fo sempre di buon cor.
 E quest’altra gioia bella
1365qualche cosa merta anch’ella
 e per lei m’impegno ancor.
 
    Non vi venga in fantasia
 di provare gelosia; (Ad Orazio)
 qualche premio so ch’io merto;
1370potrei fare il bell’umor;
 ma son troppo di buon cuor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 GIACINTA ed ORAZIO
 
 Orazio
 Griffo è un gran galantuom.
 Giacinta
                                                     Se vi chiedesse
 per premio a sue fatiche
 che a lui voi mi cedeste,
1375ditemi, Orazio mio, cosa fareste?
 Orazio
 Non lo so in verità;
 troppo alla sua bontà sono obbligato.
 Giacinta
 Sì, gli sarete grato
 cedendogli il mio cor placidamente.
1380Io non feci niente,
 sciagurato, per voi?
 Orazio
                                       Faceste assai
 e vi prometto non lasciarvi mai.
 Giacinta
 Ma pur, se si trattasse
 o d’andare in prigione o abbandonarmi?
 Orazio
1385Voi volete tentarmi
 ed io risponderò:
 «Prigion, signora no».
 Giacinta
                                           Sì, vi ho capito.
 Questo è dunque l’amor che per me avete?
 Andate pur, che un perfido voi siete.
 
1390   Povere femmine!
 Chi sente gli uomini,
 noi siam le barbare
 senza pietà;
 essi c’ingannano
1395crudeli e perfidi
 e poi ci accusano
 d’infedeltà.
 
    Ma che ingiustizia!
 Che crudeltà!
1400Maggior malizia,
 no, non si dà.
 Noi siam le misere
 che tutto credono,
 da voi succedono
1405le falsità. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ORAZIO solo
 
 Orazio
 Oh cospetto di Bacco!
 Pretendono le donne
 che sacrifichi l’uom per la beltà
 vita, roba, denari e libertà?
1410Roba e denar purtroppo
 per donne ho consumato
 ma se mi trovo in stato
 di bilanciar la libertà, l’amore,
 sento che dice il core:
1415«Pria che stare in prigione una mezz’ora
 vadan tutte le donne alla buonora».
 
    Non è ch’io sprezzi
 di donna i vezzi,
 le donne belle
1420mi sono care
 ma non son rare
 nei nostri dì.
 
    Perduta quella,
 si trova questa,
1425perduta questa,
 l’altra si trova;
 per me mi giova
 di far così.
 
    Giovani amanti
1430che mi ascoltate,
 se l’approvate
 dite di sì. (Parte)
 
 SCENA V
 
 GRIFFO e PROSPERO con lo scrigno sotto
 
 Griffo
 Ma che diavolo avete?
 Camminar non potete?
 Prospero
                                             Vado adagio,
1435perché sono negl’anni un po’ avanzato;
 e poi per lo timor sono sfiatato.
 Griffo
 Cosa avete là sotto?
 Prospero
                                      Il fazzoletto.
 Griffo
 Lo tenete sì stretto?
 Prospero
                                       Non vorrei
 che rubato mi fosse.
 Griffo
                                        E pesa tanto?
 Prospero
1440Pesa così, perché il bagnai col pianto.
 Griffo
 Voi dite delle inezie
 da narrar a’ bambini.
 Siete fuori di voi per i quattrini.
 Prospero
 Io quattrini non ho. (Nel muoversi gli cade lo scrigno)
 Griffo
                                        Quello cos’è?
 Prospero
1445Oh poverino me! (Si getta in terra per coprire lo scrigno)
 Griffo
 Lo scrigno vi è scappato.
 Prospero
 Cosa dite di scrigno? Io son cascato.
 Griffo
 Orsù, in poche parole,
 pensate a risarcire
1450Orazio che da voi fu assassinato
 o, vel protesto, quello scrigno è andato.
 Prospero
 Povero scrigno mio.
 Griffo
                                       Se vi fidate,
 farò che accomodiate
 la facenda con poco e sparmierete
1455le spese al tribunale.
 Prospero
 E quanto ci vorrebbe? Ahi mi vien male.
 Griffo
 Via, con ducento scudi
 io ve l’aggiusterò.
 Prospero
 Non veggo lume; dove sia non so.
 Griffo
1460Sento gente; ecco i sbirri.
 Prospero
                                                 Ohimè! Tenete.
 Dentro di questa borsa
 vi son cento zecchini.
 Non mi fate morir, ladri, assassini.
 Griffo
 Via, fatevi coraggio;
1465tutto accomoderò.
 Con la nuova felice io tornerò.
 Prospero
 Datemi il mio denaro.
 Griffo
                                           Oibò, pensate
 a conservar la libertà e la vita.
 Prospero
 Ah, che per me è finita.
1470Sento ch’io sudo e peno.
 La borsa vota riportate almeno.
 Griffo
 Sì sì, la porterò. (Con questi scudi
 d’Orazio i creditori
 forse accomoderò. Col mio talento
1475cercherò che ciascun parta contento). (Parte)
 
 SCENA VI
 
 PROSPERO, poi LESBINA
 
 Prospero
 Ah Griffo traditore!
 Mi ha portato via il core. Il mio orologio? (Furiosamente incontrando Lesbina)
 Lesbina
 
    Piano, piano, mio signore,
 che son femmina onorata
1480e l’avete già provata
 la mia bella fedeltà.
 
 Eccola qui la mostra;
 io non voglio rapir la roba vostra.
 Anzi per lo contrario
1485ho tanto amor per voi che voglio darvi
 prova di quell’affetto
 che per voi chiudo in petto.
 Prospero
 Non so che cosa fare
 di quest’amor sguaiato;
1490son da tutte le parti assassinato.
 Lesbina
 (Vuo’ procurar l’avaro
 di pigliar per la gola). Signor Prospero,
 voi non mi conoscete.
 Prospero
 Voi pur desio di scorticarmi avete.
 Lesbina
1495V’ingannate, signor; mi piange il core
 vedervi in questo stato,
 tradito, assassinato
 e, quel che rende il caso vostro amaro,
 ridotto in povertà senza denaro.
 Prospero
1500È ver; non ho un quattrino.
 Lesbina
 Uh! Povero meschino!
 Merita qualche aiuto.
 Ero in qualche trattato
 di vendere il negozio
1505di caffè e cioccolata.
 L’occasione ho abbracciata;
 ho concluso l’affar come ho potuto
 ed il mio capitale ho già venduto.
 Prospero
 Il denaro dov’è?
 Lesbina
                                 Lo porto meco.
 Prospero
1510Quanta somma sarà?
 Lesbina
                                          Ducento scudi.
 Prospero
 (Ah mi darian la vita e riparato
 il denaro saria che mi han levato).
 Lesbina
 Se voi foste in bisogno...
 Prospero
                                               Cosa dite?
 Sono in necessità.
 Lesbina
                                    Ve gli esibisco.
 Prospero
1515Sì, Lesbina, gli accetto e gli aggradisco;
 dateli qui.
 Lesbina
                      Ma piano,
 se li do a voi, che resterà per me?
 Prospero
 Ritornerete a vendere il caffè.
 Lesbina
 Ma senza capitale?...
 Prospero
1520Eh già me lo pensai, vuol finir male.
 Lesbina
 Anzi finirà bene.
 Basta che voi vogliate
 fare una sola cosa.
 Prospero
 E che cosa ho da far?
 Lesbina
                                         Prendermi in sposa.
 Prospero
1525Sposa?
 Lesbina
                 Voi non avete
 nessun che vi governi. Io senza paga
 vi servirò, signore,
 da moglie, da massara e servitore.
 So filar, so cucire,
1530so tener la scrittura e lavo i piatti;
 so cucinare e non mi offende il foco
 e vedrete, signor, ch’io mangio poco.
 Prospero
 Se tutto quel che dite
 fosse la verità...
 Lesbina
                               Ve lo protesto.
 Prospero
1535Dove sono i quattrini?
 Lesbina
                                            Eccoli; a voi (Mostra una borsa)
 senza difficoltà li donerò.
 Mi sposerete poi?
 Prospero
                                    Ci penserò.
 Lesbina
 
    Quel ch’io tengo e quel ch’io sono
 tutto è vostro, o mio signor,
1540del denar vi faccio un dono
 e con lui vi dono il cor.
 
 Prospero
 
    Il denar contento accetto
 e son grato al vostro amor;
 ma sposarvi non prometto
1545e ci vuo’ pensar ancor.
 
 a due
 
    Cosa dite? Che vi pare?
 Mi potete consolare;
 ma non cessa il mio timor.
 
 Prospero
 
    Se vi prendo, che farete?
 
 Lesbina
 
1550Tutto quel che voi vorrete.
 
 Prospero
 
 Ritornate a replicare
 quel che voi sapete fare.
 
 Lesbina
 
 Lavorare, cucinare,
 scriver lettere e copiare
1555ed andar di qua e di là.
 
 Prospero
 
    Tutto questo va benissimo;
 e mangiar?
 
 Lesbina
 
                        Mangio pochissimo.
 
 Prospero
 
 Questa è grande abilità.
 
    I quattrini dove sono?
 
 Lesbina
 
1560Sono pronti. (Mostra la borsa)
 
 Prospero
 
                           Date qua.
 
 Lesbina
 
 Ma, domandovi perdono,
 e la man quando verrà?
 
 Prospero
 
    La mia mano?
 
 Lesbina
 
                                 Signorsì.
 
 Prospero
 
 Il denaro?
 
 Lesbina
 
                      Eccolo qui.
 
 Prospero
 
1565(Dar la man mi converrà). (Da sé)
 
 Lesbina
 
 (L’avaraccio cascherà). (Da sé)
 
 Prospero
 
    Mia sposina.
 
 Lesbina
 
                              Sposo caro,
 qua la mano. (Chiedendogliela)
 
 Prospero
 
                            Qua il denaro. (Chiedendole la borsa)
 
 Lesbina, Prospero a due
 
 (Trappolarmi non potrà).
 
 Lesbina
 
1570   Ecco la borsa.
 
 Prospero
 
 Ecco la destra,
 non la tenete.
 
 Lesbina
 
 Non ritirate.
 
 Prospero
 
 Non mi credete?
 
 Lesbina
 
1575Non vi fidate?
 
 a due
 
 Non son capace
 d’infedeltà.
 
 Prospero
 
    Questa è la mano.
 
 Lesbina
 
 Questa è la borsa.
 
 Prospero
 
1580Dolce danaro!
 
 Lesbina
 
 Sposo mio caro!
 
 a due
 
 Per te il mio core
 lieto si fa.
 
    Giubilo in petto
1585per il diletto;
 sì, mio tesoro,
 ti amo e ti adoro.
 Il mio contento
 pari non ha. (Partono)
 
 SCENA VII
 
 Veduta della fiera dalla parte della marina.
 
 Il CONTE e LISAURA
 
 Lisaura
1590Tant’è, marito mio, par che la sorte
 cominci a favorirci. In questo foglio
 mi scrive un mio cugino
 ch’è morto un ricco cavalier mio zio
 e che l’erede universal son io.
 Conte
1595Presto a Rimini andiamo,
 non per l’avidità
 di vostra eredità ma per supplire
 con splendidezze al grado vostro eguali
 alla sontuosità de’ funerali.
 
 SCENA VIII
 
 GRIFFO, ORAZIO, GIACINTA e detti
 
 Griffo
1600Sì, co’ ducento scudi,
 giustamente all’avaro
 per il vostro coton di man levati,
 i creditori vostri ho accomodati.
 Orazio
 Oh Griffo benedetto,
1605voi mi deste la vita. In ricompensa
 di quel che avete fatto
 vi darò un ferraiolo di scarlatto.
 Griffo
 Ed io l’accetterò, che ne ho bisogno,
 e di onesta mercé non mi vergogno.
 Orazio
1610Or voglio immantinente
 dispormi al partir mio.
 Giacinta
 Voglio venire anch’io.
 Orazio
                                          Venite pure.
 Giacinta
 Ma dovrete sposarmi.
 Orazio
 Sì sì, vuo’ maritarmi;
1615finor la libertà mi ha rovinato,
 forse mi cangierò cangiando stato.
 Giacinta
 Quando mi sposerete?
 Orazio
 Ora ancor, se volete.
 Giacinta
 Griffo, venite qua. Ehi, signor conte,
1620favorisca ella pure.
 Del nostro matrimonio
 serviran tutti due per testimonio. (Si danno la mano)
 Lisaura
 Mi rallegro con voi. (A Giacinta)
 Giacinta
                                       Povera figlia!
 Mi dispiace vedervi
1625raminga e sfortunata.
 Lisaura
 No no, son maritata;
 il conte è mio marito
 ed ho avuto una pingue eredità.
 Conte
 Io l’ho sposata per la nobiltà.
 Giacinta
1630Mi consolo davver.
 
 SCENA ULTIMA
 
 PROSPERO, LESBINA e detti
 
 Prospero
                                     Ladri, assassini,
 datemi i miei quattrini.
 Griffo
                                               Via, tacete.
 Ora padron voi siete
 del coton acquistato;
 e l’avete passata a buon mercato.
 Prospero
1635Datemi almen la borsa.
 Griffo
                                             Eccola qui!
 Non val dieci quattrini.
 Prospero
 Povera borsa! Poveri zecchini!
 Lesbina
 Prospero è mio consorte. (A Giacinta)
 Giacinta
 Orazio è sposo mio. (A Lesbina)
 Lesbina
1640Io son contenta.
 Giacinta
                                E son felice anch’io.
 Griffo
 Felici siano tutti
 quelli che in questa sera
 venuti sono ad onorar La fiera. (Al popolo)
 coro
 
    Sì famoso è questo loco
1645che a supplir non basta poco
 all’antica maestà.
 
    Ma conosce a sufficienza
 l’uditor la differenza
 e il perdon ci donerà.
 
 Fine del dramma